Verso il 9° Programma Quadro di Ricerca e Innovazione. Prospettive dall’evento del 12 dicembre

Sono partiti i preparativi per la transizione da Horizon 2020  al suo successore, il 9° Programma Quadro-FP9

Per stimolare la partecipazione nazionale a questo processo, si è svolto  il 12 dicembre a Roma, presso la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche-CNR, l’evento Verso il 9° Programma Quadro di Ricerca e Innovazione – FP9. L’Italia e la sfida europea. L’incontro è stato organizzato da APRE e dal MIUR, in collaborazione con il CNR.

I diversi tavoli di discussione hanno messo in dialogo i punti di vista di rappresentanti istituzionali, esponenti degli enti pubblici di ricerca, esperti di politiche della ricerca e dell’innovazione. Gli intervenuti hanno indicato criticità e punti di forza della partecipazione italiana ai programmi quadro, segnalato discontinuità e opportunità dal nuovo strumento finanziario, dibattuto sui modi in cui contribuire all’elaborazione di FP9.

La grande sfida del Nono programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione (FP9) sarà la sostenibilità, ha spiegato Kurt Vandenberghe della Dg Ricerca e Innovazione della Commissione Ue.

Il nuovo programma, infatti, dovrà sostenere l’Ue nella definizione di un modello di sviluppo socio-economico sostenibile, al fine di supportare la realizzazione di soluzioni innovative per il mercato del futuro, dove le parole d’ordine saranno decarbonizzazione, dematerializzazione e digitalizzazione.

Per quanto riguarda Horizon 2020, ha proseguito Vandenberghe, a livello internazionale rappresenta un programma unico nel suo genere, che riunisce i fondi di diversi Paesi nel comune intento di investire in R&I. Si tratta di un programma di successo, che, tuttavia, può essere ulteriormente migliorato, a partire dal un coinvolgimento maggiore della società. Horizon 2020, infatti, è poco conosciuto tra i cittadini europei a differenza di altri programmi Ue, come Erasmus+.

Serve, inoltre, un’adeguata attività di comunicazione per dimostrare e divulgare l’impatto che Horizon 2020 ha in termini di ricerca e di innovazione, insieme ad un’ulteriore semplificazione delle procedure d’accesso. Occorre poi razionalizzare gli strumenti di finanziamento disponibili all’interno di Horizon e prestare più attenzione alle innovazioni rivoluzionarie.

Sulla base di queste indicazioni, la Commissione Ue ha già individuato sei orientamenti strategici per la definizione del FP9, che dovrà:

  1. concentrarsi sulla stabilità, in continuità con Horizon 2020;
  2. sostenere lo sviluppo e la crescita di nuove idee, con particolare attenzione alle startup;
  3. essere aperto a tutti i settori e le discipline;
  4. concentrarsi sul valore e sugli obiettivi dei progetti finanziati;
  5. prevedere un coordinamento migliore con altri fondi Ue, in primis i fondi strutturali;
  6. coinvolgere i cittadini.

In base alle prime anticipazioni, il nuovo programma quadro verterà su una serie di ‘missions‘, che consentiranno di concentrare le risorse a disposizione su un numero limitato di priorità, che saranno definite consultando i cittadini europei. Nel corso dell’evento i relatori si sono confrontati non solo sulle performance italiane nell’ambito di Horizon, ma anche sul contributo dell’Italia alle discussioni sul Nono programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione (FP9).

Nel contesto di Horizon 2020 l’Italia si è classificata al quinto posto per il tasso di partecipazione – ha ricordato Alessandro Damiani, presidente di APRE – mentre il tasso di successo dei progetti italiani è del 10%, a fronte di una media del 13%. Questo divario è legato alla qualità delle proposte presentate dall’Italia, che non soddisfano adeguatamente le richieste del programma. Se da un lato l’Italia ha registrato buoni risultati nell’ambito del secondo (Industrial leadership) e del terzo pilastro (Societal challenges) di Horizon, sul fronte dell’eccellenza (primo pilastro) le performance italiane non sono delle migliori. Concentrandosi sulle sovvenzioni dell’European Research Council (ERC), infatti, è stato registrato un rientro economico molto basso per l’Italia, mentre i ricercatori italiani beneficiari di sovvenzioni ERC scelgono di proseguire le proprie attività all’estero.

Per contrastare questa tendenza, ha proseguito il presidente Damiani, è necessario dare rilievo all’eccellenza italiana, assistendo i proponenti che intendono partecipare ai programmi di R&I e rafforzando gli investimenti in questo settore. Si potrebbe anche riflettere sull’istituzione di un programma quadro nazionale per la ricerca e l’innovazione, rivolto sia al settore pubblico sia al privato, insieme ad un tavolo collegiale che faccia sentire la voce dei ricercatori italiani in Europa.

Su questo aspetto, si sono soffermati, in momenti diversi della giornata, Luigi Nicolais – Coordinatore della Segreteria Tecnica per le Politiche della Ricerca del MIUR – e Fulvio Esposito – della Segreteria Tecnica per le Politiche della Ricerca, MIUR – il quale, in coda all’evento, ha presentato in modo articolato diversi punti di una visione italiana sul nuovo Programma quadro, da portare in Europa.

E proprio sull’approccio per missioni è intervenuto anche  Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le PMI del MISE, che ha sottolineato come queste vadano “costruite anche insieme all’industria se si vuole costruire innovazione che vada sul mercato”. Bisogna puntare a interventi mission-oriented e stimolare la produzione innovation-oriented. “Dobbiamo costruire – ha avvertito Firpo – con Miur, Ambiente, Sanità, quelle 4-5 missioni su cui l’Italia deve avere voce”.

A livello europeo, le missioni saranno definite informalmente a partire dal prossimo gennaio quando inizierà il semestre di presidenza bulgara dell’Ue, mentre a partire da luglio si avvierà la fase formale di definizione di FP9 che si concluderà a fine 2018 o al più tardi nel primo semestre 2019 in modo da poter partire puntualmente il primo gennaio 2021